Niente di speciale

Niente di speciale

 

 

Sono riuscito a ridurre il mio lavoro concreto a trenta minuti al giorno.

Questo mi lascia diciotto ore per progettare.

Charles Steinmetz

 

Il direttore del personale era nei guai. Non riusciva a far capire al padrone che per far funzionare un’azienda non vale avere intorno tanta gente.

Non aveva voglia di tornare a casa; voleva ancora riflettere, in solitudine.

Girò per una strada nuova, che lo portò nei pressi di quello che sembrava un cantiere. Enorme! Lo avreste detto un formicaio.

 

Si fermò un po’, a guardare. Lo colpiva quella fila ininterrotta di uomini, ciascuno con una carriola carica di mattoni.

Voglio interrogarne qualcuno, magari mi verrà un’idea.

¾ Ehi, che cosa stai facendo? ¾ disse rivolto al primo della fila.

¾ Niente di speciale. Trasporto mattoni.

La risposta non gli sembrò illuminante.

Chiese al successivo: ¾ Ehi tu, che cosa stai facendo?

¾ Niente di speciale. Mi guadagno da vivere.

Ancora uno: ¾ Ehi tu, che cosa stai facendo?

¾ Io ho un incarico speciale. Sto collaborando alla costruzione del viadotto. Vede quell’arco altissimo che si staglia nel cielo? Ne facciamo uno uguale.

 

Ora il direttore del personale aveva la soluzione. Andò a dormire, perché sapeva che il tesoro era già in azienda. Il giorno dopo avrebbe convocato tutti i collaboratori e avrebbe fatto emergere il valore di ciascuno.

Li avrebbe entusiasmati al loro lavoro, spiegando progetti, ascoltando suggerimenti, e mettendo in comune valori che, se condivisi, non solo non diminuiscono, ma aumentano: le idee.

Solo allora si ricordò di una frase attribuita a Antoine de Saint-Exupéry: "Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito".

 

 

¾  Che fai oggi?

¾ Riempio la pala qui e la svuoto nella carriola laggiù.

¾ Mi piacerebbe avere un lavoro così specializzato!

Bill Rechlin e Don Wilder

 

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