Portofino

Portofino

Testi e foto talvolta saccheggiati e adattati da me da Guida De Agostini e materiale APT


Foto del porto scattata da me dal Castello Brown

E’ la più celebre ed esclusiva località turistica della Riviera di levante, situata all’estremità sudorientale del promontorio omonimo, raccolta in un’insenatura ben riparata tra la penisoletta rocciosa che chiude a ponente il golfo del Tigullio e la punta di Carega, protesa in mare a sud dell’insenatura di Paraggi.

L’abitato, privo di spiaggia, si affaccia sul porticciolo sempre affollate da lussuose imbarcazioni da diporto, ed è circondato dalla folta vegetazione di ulivi, lecci, pini e cipressi delle pendici retrostanti.

Favorito dal clima e dalla particolare bellezza del paesaggio, Portofino vive dell’afflusso turistico d’élite, che è rilevante in ogni stagione, con punte massime in estate e nei periodi festivi.

Alberghi, ristoranti tipici, negozi di ogni genere sono offerti al turista più esigente. A queste attività si affiancano l’agricoltura (olive, ortaggi), la pesca e l’artigianato (caratteristico quello di pizzi e ricami al tombolo).

La gastronomia tipica è a base di pesce.

E l’antico Portus Delphini ricordato da Plinio, citato per la prima volta nel 986 in un diploma di Adelaide di Borgogna, moglie di Ottone I, con il quale veniva donato, insieme ad altre terre, all’abbazia benedettina di San Fruttuoso di Capodimonte.

Passato sotto la giurisdizione di Rapallo nel 1171, nel 1229 fu sottomesso alla Repubblica di Genova.
Nel 1409,
Carlo VI di Francia, scacciato da Genova, vendette Portofino a Firenze, che lo restituì poco dopo.
Nel sec. XV fu travagliato dalle fazioni politiche che facevano capo ai
Fregoso, agli Spinola, ai Fieschi, agli Adorno e ai Doria, che lo ebbero per brevi periodi.
Ritornato ogni volta sotto Genova, ne seguì poi le vicende e nel sec.XVIII, durante la guerra di Successione Austriaca, subì l’occupazione degli Austriaci, degli Spagnoli e dei Francesi.
Napoleone fortificò il forte di San Giorgio, che nel 1800 fu temporaneamente occupato dagli Inglesi, abbandonato e demolito dopo Marengo.

Il fascino di Portofino deriva dal felice incontro fra l’ambiente naturale mediterraneo, unico e irripetibile, e I’ armonia dei volumi degli edifici, la loro disposizione scenica verticale e le loro calde tonalità cromatiche, esaltate dalla luminosità dell’aria e dai riflessi del mare.

La parrocchiale dei santi Martino e Giorgio, ricostruita nel 1886 su un precedente edificio cinquecentesco, conserva un trittico di scuola fiamminga, una tela di L.Cambiaso e sculture lignee del Seicento.

Sul promontorio di Portofino l’antica fortezza di San Giorgio, d’origine cinquecentesca (1554), rafforzata nel 1624 e nel 1725, già residenza Brown, è ora bene pubblico; sistemata a museo, all’interno possiede qualche cimelio e alcuni bassorilievi in ardesia cinquecenteschi. Il vasto giardino circostante riveste notevole valore paesaggistico.

La chiesa di San Giorgio è ricostruzione recente (1950) di un edificio del 1154 e già più volte rifatto; custodisce le reliquie del santo patrono, portate a Portofino da marinai locali partecipanti alle crociate.
Vale la pena visitare il piccolo
cimitero alle spalle della chiesa, con sepolcri di liguri illustri.

Il vicino castello di San Giorgio, forse antico ospedale, è ora residenza privata circondata da un vasto parco. Al XIV secolo risale l’oratorio dell’Assunta, con elementi gotici e rinascimentali.

Nella piazzetta della Magnolia la Galleria Civica d’Arte organizza periodiche mostre e sta costituendo una cospicua collezione di opere contemporanee di pittura e di scultura.

Il Patrono è San Giorgio con festa la prima domenica d’aprile e tradizionale processione per il Corpus Domini.


Monte di Portofino

Dal borgo si può raggiungere il punto panoramico di Portofino Vetta (m 425) lungo il sentiero aperto, a nord-ovest dell’abitato, fra oliveti e pini marittimi, che sale alla cappella di San Sebastiano.

Da questo luogo, prendendo a destra, si giunge alla regione Olmi, sempre fra gli oliveti, e ancora dopo a Crocetta, fino al monte delle Bocche (m 506), dove è prossimo un altro bivio.

Si continua ancora a destra, fino alla regione delle Pietre Strette (paradiso dei naturalisti per la straordinaria concentrazione di specie endemiche). Superato un nuovo incrocio di sentieri, il ramo a sinistra aggira il Monte da levante e conduce a Portofino Vetta (m 425).

Lungo l' itinerario s’incontrano, presso la cappella di San Sebastiano (con deviazione segnalata sulla sinistra), alcuni percorsi che discendono a San Fruttuoso, i quali si congiungono presso la ‘Base O.
Sentieri e strade pedonali del Monte sono ben segnalate e sempre intensamente frequentate.


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